venerdì 30 maggio 2008

VIRUS: CELLULARI SEMPRE PIU' A RISCHIO


L'arrivo sul mercato di cellulari sempre più simili a piccoli computer tascabili ha scatenato la fantasia dei virus writer che in maniera ormai sistematica si sono dedicati alla creazione di programmi nocivi specificamente sviluppati per le reti mobili.


In Cina è stato individuato il primo trojan per smartphone (Kiazha) che quando infetta fa ricevere un messaggio che invita l'utente a pagare un equivalente di circa sette dollari per riavere i dati rubati o il telefono pulito.

Uno dei primi virus è anche Fontal.A.

E' stato scoperto dagli esperti della F-Secure e, come i virus che lo hanno preceduto, è stato scritto per colpire gli smartphone Nokia Serie 60 con sistema operativo Symbian.


Non sembra siano state denunciate infezioni estese, ma Fontal.A è in azione e aveva trovato la sua strada verso i telefonini. A differenza di altri programmi nocivi come CommWarrior, Fontal non si propaga attraverso le connessioni Bluetooth o i messaggi mms. Si diffonde invece attraverso i sistemi di file sharing o le IRC (Internet relay chat).


Il programma cerca di installare nel telefonino un file corrotto chiamato "Kill Saddam By OID500.sis" che provoca il blocco dell'apparecchio appena si fa il reboot. Il telefonino, dunque, non può più essere usato se prima non viene "disinfettato".


Il rapporto trimestrale di F-Secure sullo stato della sicurezza informatica afferma che la produzione di malware è in continua crescita e che, se questo trend continuerà, il numero totale di virus e trojan raggiungerà quota un milione entro la fine del 2008. I laboratori di sicurezza di F-Secure ogni giorno ricevono in media 25.000 campioni di malware.


Tuttavia, le persone sembrano non accorgersi di questo incremento perché gli hacker sono sempre più abili e cambiano continuamente le tattiche utilizzate per infettare i computer. Solo un anno fa quasi tutto il malware veniva diffuso attraverso gli allegati delle email, modalità che ha reso famosi i terribili Bagle, Mydoom e Warezov.


Questa tecnica oggi non funziona più perché quasi tutte le aziende filtrano le email con gli allegati pericolosi e quindi i nuovi cyber criminali preferiscono utilizzare la tecnica del download automatico da Internet, dove solitamente l’utente riceve un’email spam con all’interno un link che conduce a un sito infetto. Appena un nuovo virus mobile fa la sua comparsa, e negli ultimi mesi le occasioni si sono moltiplicate, gli esperti rilasciano puntualmente warning per avvertire gli utenti del pericolo in corso, sebbene nessuna infezione finora si sia rivelata particolarmente dannosa.


A differenza dei virus destinati ai sistemi informatici, però, i trojan per i telefonini trovano maggiori difficoltà a propagarsi, soprattutto perché gli utenti devono accettare il download del programma, ignorando diversi alert, ma anche perché la varietà di sistemi operativi rende più difficoltoso il contagio. Nonostante questo, però, il capostipite della generazione dei virus mobili, Cabir, è stato ormai identificato in 20 diversi Paesi, dagli Usa alla Cina, dall'Europa alla Russia, a meno di un anno dalla sua prima comparsa. Questo a conferma che molto spesso la diffusione di un virus è provocata dalla superficialità degli utenti che accettano di scaricare un file, ignorando i messaggi di avvertimento, convinti che niente di grave possa mai succedere a un telefonino.


Le società produttrici di telefonini e di anti-virus, a dire il vero, si sono già mobilitate, mettendo sul mercato dei prodotti specifici per arginare il fenomeno che, sebbene ancora agli albori, promette per il futuro non pochi grattacapi.


Sembra infatti solo questione di tempo perché un'infezione veramente dannosa faccia la sua comparsa sui telefonini, tra l'altro obiettivi sensibili anche per quel che riguarda altre minacce un tempo destinate esclusivamente ai pc, come il phishing e lo spam.


E allora, forse, continueremo a rimpiangere quei giorni in cui il telefonino serviva soltanto a telefonare e non a stivare dati sensibili, appuntamenti e quant’altro.

Di Marco Grappeggia
Direttore YORKER UNIVERSITY


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